Sono peruviana, da sempre ho visto le mamme portare sulla schiena i loro bimbi, anche se tra i miei famigliari nessuno porta.
Come spesso capita per queste cose, ho iniziato a pensare al babywearing solo dopo la nascita di mia figlia, quando si è venuta a creare una reale necessità.
Ero giovane, avevo 25 anni, lavoravo, perché mi son fermata solo 10 giorni dopo il parto, e portavo con me mia figlia che giustamente chiedeva spessissimo di essere considerata. Non era una bambolina di pezza, aveva tutte le esigenze che hanno i bambini: la coccola , la pappa, la nanna, il cambio del pannolino…
Quello è stato il periodo in cui mi son fatta influenzare maggiormente da quello che diceva la gente: “Si deve abituare a non stare in braccio”, “Lasciala piangere un po’ che si abitua”, “Guarda com’è viziata vuole stare in braccio”.
Scommetto che tutte le mamme si son sentite dire queste frase e mille altre, tante volte, troppe volte.
Per quanto un pochino mi facessi influenzare, dall’altro lato sentivo che non facesse parte del mio modo di essere quello di lasciar piangere e non coccolare!
Ho comprato così un marsupio, in uno di quei grandi negozi dove vendono tutte il necessario per i bambini. Mi son fatta consigliare dalla commessa e ho acquistato una roba complicatissima, con mille ganci e regolazioni, adatta da 0 a 3 anni, in tessuto sintetico, con un ferro a sostenere la schiena…
Come è andata a finire? Che l’ho usato pochissimo perché era complicatissimo da indossare ma per fare le pulizie in casa era comunque un aiuto, anche se il mal di schiena dopo ogni utilizzo mi faceva rimpiangere anche quei pochi minuti di utilizzo.
La prima figlia è cresciuta così.
Per il secondo figlio volevo essere pronta: ho comprato 4 metri e mezzo di Jersey, ho tagliato l’altezza desiderata, e mi sono cucita la mia fascia. Per il parto ho riempito una valigia con il solito “non si sa mai” e ho buttato dentro la mia prima fascia. E ho fatto bene!
Al uscire dal ospedale avevamo una macchina piccolina per muoverci, la carrozzina nel bagagliaio mai ci sarebbe entrata…
Quindi sarà stato il caso o forse no, ma per uscire dal ospedale ho dovuto tirare fuori la fascia, indossarla come avevo imparato guardando mille video online e inserirci dentro il mio bambino.
Da quel giorno ho iniziato a portare!
Ho fatto il mio percorso, provato fasce, diverse taglie, legature, chiusure, marsupi, onbuhimo… ed è nata la passione.
Il babywearing per me è stata una risorsa fondamentale
Ho continuato a lavorare spesso con il mio piccolino legato, davanti, dietro, sul fianco, a volte mentre allattavo…
Mi ha permesso di essere mamma , di coccolare il mio bimbo, di assecondare le sue esigenze e non dimenticare le mie.
Ho continuato a tagliare e cucire, ma anche cucinare e fare grandi passeggiate in montagna, tutte cose che il passeggino non mi avrebbero permesso di fare.
La passione poi l’ho voluta trasformare in professione
Così mi sono formata e ho conseguito il mio attestato da consulente babywearing, per poter trasmettere a tante mamme, papà, famiglie la mia passione e il mio piacere nel tenere vicino al cuore i miei bambini, rimanendo la persona impegnata e dinamica che sempre sono stata.
Vuoi imparare a portare anche tu?
Te lo insegno volentieri 🙂